domenica 5 novembre 2017

Il Dottor Zivago




L'amore al tempo del bolscevismo. Qualcuno scrisse che le storie d’amore sono il frutto del perfetto collimare del presente di due esseri umani; l’effetto di un miracoloso sincronismo dei tempi e delle percezioni, dei “qui e ora”, di due individui.


Ecco, “Il dottor Zivago” allo scarabookkiante è sembrato un grandissimo romanzo soprattutto perchè è una perfetta epopea romantica della asincronicità. L'incrociarsi dei destini il più delle volte si verifica nei momenti o nei modi sbagliati.
Un  racconto delle occasioni eluse o deluse. Magari sul più bello. D’altronde la stessa rivoluzione russa (una rivoluzione socialista in un paese feudale, che non aveva mai conosciuto uno sviluppo capitalistico e nel mezzo della guerra mondiale) fu disastrosamente asincronica. E rappresenta una delle speranze più tragicamente (d)eluse della storia.



Nel romanzo, a far disarmonia, a frapporsi rispetto alle attrazioni, alle affinità, ai sentimenti non è solo la grande Storia. Le vicende private, scavate dai tarli del passato e del futuro che ciascun personaggio si porta dentro, portano esse stesse le sostanze tossiche che rovinano le alchimie del presente. E a ben vedere, amore e rivoluzione sono avvelenati da tossine che risalgono a virus mentali e culturali dello stesso ceppo. Li, nel parallelismo tra la storia di una terribile rivoluzione e la storia di un grande amore, abbiamo trovato uno dei grandi pregi di questo libro. Forse quello che ne fa un'opera universale.

Perchè di perfetti parallelismi si tratta. Le inerzie delle logiche famigliari e della quotidianità corrono parallele alla cecità della burocrazia sovietica nascente. L’irrazionalità dei sensi di colpa e dell’orgoglio corrisponde alle ansie personali e collettive di vendetta e di rivincita che animano l’insurrezione. La forza della “ragione” (che magari ragione non è o non ha) viene fatta irrigidire e collidere con le emozioni. Esattamente come la visione “scientifica” della storia trasforma l'ideale di giustizia sociale in implacabili certezze che generano nuove ingiustizie. I “buoni principi”, i doveri famigliari, sono indossati come corazze, allo stesso modo in cui l’ideologia e le certezze di partito prosciugano e surrogano la libertà (e la fatica) di pensare in termini di ipotesi  e possibilità. Nella società come nella coppia c'è la spinta alla rottura storica e al tradimento per impossibilità o incapacità di gestire altrimenti i bisogni, l’insoddisfazione ed il dolore. È c’è l’incapacità poi di gestire il dopoguerra e il tradimento senza generare altro dolore.

A vincere alla fine è sempre la tentazione sempre presente e irresistibile della fuga liberatoria da "un mondo troppo brutto", inevitabile in uomini e donne feriti a morte: fugge Tonia, fugge Antipov, fugge Lara nelle braccia del “cattivo”, fuggono persino i figli dalla memoria del padre.

Della bellezza che il dottor Zivago ha distillato dalla sua vita e dai sentimenti che ha provato resta solo quel che ne ha scritto, restano in calce al suo romanzo solo le sue poesie. E sono bellissime.